Per alcune persone dimagrire è impossibile. C’è chi si vieta di mangiare per un tempo determinato e poi, appena raggiunto l’obiettivo del dimagrimento, non riesce a mantenere la linea e ricomincia a mangiare. C’è chi, pur mangiando poco, non riesce a togliersi quei 5 o 6 chili di dosso perchè su di lui nessuna dieta “fa effetto”.
C’è ancora chi, dopo anni di controllo alimentare rigido che non lo ha portato a rimanere magro nel tempo, decide di mollare con i tentativi e lasciarsi andare, ingrassando a dismisura ed evitando di guardarsi allo specchio. Alla lunga arriverà al punto di dover dimagrire per problemi di salute. Per tutte queste persone il cibo diventa un nemico. Una tentazione a cui prima o poi dovranno cedere. Il fatto di provare piacere nel mangiare diventa il loro incubo. Nel tempo sviluppano un rapporto malato con il cibo, oltre che con loro stessi, carico di sensi di colpa e di divieti da infrangere.
Eppure il cibo è e deve continuare ad essere un piacere. Non dimentichiamoci che, in particolare chi è grasso, si sfoga mangiando proprio perchè vive una vita poco gratificante: mangia nel tentativo di trovare gratificazione nel cibo. Queste persone hanno bisogno di provare piacere nel mangiare.
Frequentemente le persone mi si rivolgono con una richiesta: “dottoressa, mi aiuti ad eliminare i dolci!”. Normalmente a questa domanda rispondo per cercare di farne percepire l’assurdità :”Perchè, non le piacciono?”. Naturalmente la persona mi guarda con gli occhi sbarrati chiedendosi se davvero non ho capito cosa intende. In realtà sono loro che non hanno capito che non ha senso eliminare dalla propria vita qualcosa che ci piace! È ingiusto e stupido. Bisogna renderlo però meno dannoso, e soprattutto gestibile.
Come fare? Come riuscire a dimagrire senza passare per la sofferenza della privazione di ciò che ci piace?
Partiamo intanto dal presupposto che ogni cosa noi facciamo ci fa sperimentare un sentimento e quel sentimento ci resta addosso e condiziona i nostri pensieri, i nostri comportamenti e gli eventi che “casualmente” ci accadono intorno. Tutte le diete che facciamo stimolano ed amplificano enormemente il sentimento del bisogno e dell’avidità. Il fatto di doversi privare di una delle poche, se non l’unica, fonti di piacere e gratificazione ci fa bramare in modo talmente forte ciò che ci è vietato da non poterne fare a meno. Intorno a quest’avidità, a questa necessità impellente da soddisfare si struttura in seguito tutta la vita della persona. Al punto che appena sospesa la dieta si riprende a mangiare in maniera compulsiva. A questo punto mangiare non è più solo una forma di piacere ma diventa il modo per sfogarsi, per affermare se stessi, per sentirsi liberi. Ora il rapporto con il cibo subisce una ancora più drastica modificazione innaturale e malata.
Ma c’è di più. Spesso questo meccanismo si innesta su un problema di vecchia data, iniziato in tenera età, che non è un problema meramente alimentare ma affettivo. Infatti spesso chi ha bisogno di mettersi a dieta trova nel cibo le uniche gratificazioni della sua vita. Ciò accade perchè alla base della sua esistenza c’è una relazione affettiva poco gratificante. In parole semplici: la persona non si è sentita amata davvero nella primissima infanzia, ed ha sviluppato una carenza d’amore profonda. A volte non sa neanche cosa voglia dire trovare nelle relazioni familiari l’amore che lo faccia sentire felice. Altre volte ha semplicemente imparato, da familiari con un rapporto già problematico con il cibo, a prendere nel mangiare la gratificazione che avrebbe potuto ricevere dall’amore della famiglia.
Per questi motivi queste persone conoscono già il sentimento dell’avidità affettiva, reazione alla povertà relazionale in cui sono vissuti e al sentimento di carenza d’amore già avvertito. È questa frustrazione del bisogno d’amore che li ha spinti verso il bisogno di cibo. Quando anche questo bisogno viene insoddisfatto il sentimento di sofferenza e insoddisfazione si attacca alla loro vita. Come ho accennato i nostri sentimenti generano i nostri pensieri, i nostri comportamenti e creano eventi intorno a noi. Così chi si sente insoddisfatto, non gratificato, e certamente non amato, comincia a pensare di non meritare di essere felice, di essere diverso dagli altri che sono felici ed amati intorno a lui, che hanno tutto quello che lui non ha, non ha mai avuto e che vorrebbe. Tutto ciò amplifica ancora di più il senso di fallimento personale, e quest’ultimo lo spinge verso la ricerca di un qualche tipo di gratificazione che non può essere altro che il cibo. Quindi il sentimento diventa pensiero e comportamento, pensiero e comportamento amplificano ancora di più quel tipo di sentimento. Il sentimento diventa una gabbia da cui non si può uscire se non cambiando il sentimento stesso, e sperimentando la felicità al posto della sofferenza. Ma la dieta tradizionale continua a farci sentire falliti, non amati, non meritevoli, diversi dagli altri, inferiori, spingendoci verso l’impotenza e la rassegnazione.
Per fortuna un’altra strada per dimagrire c’è, e molte persone sono già riuscite ad uscire da questa gabbia. Non attraverso la pillolina, né attraverso la dieta della sofferenza. Ce l’hanno fatta attraverso il piacere. Se consideriamo il piacere il nostro alleato cominceremo a sentirci gratificati e felici. Non più dei falliti. Non siamo noi a fallire quando dopo una dieta ingrassiamo nuovamente: è la dieta che è costruita sul suo stesso motivo di fallimento, è una bomba ad orologeria!
Per sperimentare il piacere abbiamo bisogno di una serie di nuove esperienze che permettano di curare per primo la carenza d’amore che ha innescato il processo malato e per secondo tutte le strategie che sono state utilizzate nel tentativo di sopravvivere ma che invece hanno reso la gabbia del sentimento ancora più vincolante.
La prima esperienza che guarisce dalla carenza d’amore è una visualizzazione. Non una qualsiasi, ma una costruita ad hoc per la persona stessa, che contenga in sé quegli elementi affettivi che alla persona mancano. Costruita con contenuti simbolici ed archetipici che l’inconscio possa immediatamente comprendere, in modo da immettere un nuovo contenuto nell’inconscio e trasformare la carenza d’amore in accoglienza e abbondanza d’amore. Fin dalla prima visualizzazione l’inconscio vibrerà d’amore e immediatamente comincerà a cambiare, come se nel suo passato fosse stato amato davvero in modo incondizionato. In seguito una serie di piccole esperienze e piccoli compiti alimentari permetteranno di apprendere un modo nuovo di trovare piacere nel cibo gestendolo.
A questo punto non sarà più necessario mangiare tanto per avere gratificazione. Anzi, si imparerà ad amare il cibo e il piacere che questo dà nel momento in cui ce lo concediamo.
Non sarà più necessario fare le abbuffate di nascosto per placare i nostri vuoti affettivi perchè la visualizzazione avrà colmato quei vuoti.
Non si avrà più bisogno di mangiare a dismisura per appagare il proprio bisogno di piacere perchè si imparerà a trarre il maggior piacere possibile dalla minore quantità di cibo. Il sentimento dell’avidità sarà sostituito da quello della pace, quello del vuoto e della mancanza da quello dell’abbondanza. Quello del fallimento da quello del successo. Quello della sofferenza da quello del piacere. Dimagrire sarà facile e piacevole. Vibrando di felicità creeremo pensieri e comportamenti che amplificheranno la nostra stessa felicità. Avremo cambiato la nostra vita e tutto intorno a noi continuerà a sostenerci nel nostro cambiamento. Attraverso la nostra felicità saremo in grado di creare situazioni ancor più piacevoli e gratificanti, e il cibo non sarà un nemico ma un valido alleato.